La nostra Storia
Un piccolo granello di riso è il protagonista della storia di Mario Maratelli e della sua scoperta, che porta un paese della Pianura Padana al centro delle tavole degli Italiani. E’ da Asigliano Vercellese, infatti, che il riso Maratelli compie questo straordinario viaggio, diventando per cinquant’anni una delle qualità più apprezzate dalle nostre massaie. Dai primi decenni del secolo scorso fino agli anni Settanta la coltivazione del Riso Maratelli si espande e si diffonde a livello nazionale. Quest’avventura inizia in tempi ormai lontani dalla nostra memoria: il 20 novembre del 1879; in questo giorno, all’ospedale di Vercelli nasce, da genitori ignoti un bambino, al quale vengono imposti un nome ed un cognome inventati, che sembrano uno scioglilingua: Mario Maratelli. Il neonato, grazie all’intervento della previdenza sociale dell’epoca, è trasferito all’Ospizio della Città di Vercelli, dove resterà per pochi giorni, prima di essere adottato a Prarolo. Purtroppo il susseguirsi di una serie di luttuosi eventi complica il percorso di crescita di Mario, che viene allevato da tre famiglie diverse per giungere infine ad Asigliano. Qui il bambino frequenta la scuola elementare del piccolo paese e, terminati gli studi, decide di dedicarsi alla coltivazione dei campi, affiancando lo zio nella propria attività. La mamma adottiva, la signora Gilda Cirio, a dimostrazione dell’amore che nutre per Mario, con un atto pubblico, gli cede la proprietà ereditata dal marito. La morte di quest’ultima colpisce profondamente il figlio il quale, nel corso degli anni a venire, non farà mai mancare sulla tomba materna un fiore o un pensiero affettuoso per colei che lo aveva accolto a braccia aperte in una nuova famiglia.
Allo scoppio della Grande Guerra Mario è chiamato ad assolvere i propri obblighi verso la patria. Al suo ritorno si sposa con Maria e, col sudore della faticosa attività agricola, nel 1923 acquista una nuova cascina più grande ed accogliente per sé, la moglie e i quattro figli: Francesco, Maddalena, Andreina e Giovanni. Nel nuovo podere il lavoro aumenta; produzioni alternative si affiancano alla prevalente coltivazione del riso e la vendita del latte pone tutta la famiglia sempre più a contatto con la comunità di Asigliano Vercellese, che nella cascina di via Madonna Nera può apprezzare l’onestà e la generosità dei Maratelli. Da “buon Asiglianese” Mario riesce a formare la sua famiglia nel rispetto di tutti, conquistando la stima e la fiducia dei suoi compaesani, specialmente degli altri coltivatori, che per alcuni anni lo eleggono presidente della Cooperativa Agricola. Per l’aspetto ruvido, in particolare per i baffi che lo caratterizzano fin dalla giovinezza, Mario sembra un tipo rustico e burbero, invece possiede un cuore grande e, con l’aiuto della dolce e disponibile moglie, trasforma la sua casa in un ospitale centro d’incontro.
Presso i Maratelli trovano ricovero per la notte viandanti e girovaghi; inoltre chiunque bussi alla porta della cascina può ricevere conforto, aiuto e ristoro in qualsiasi momento della giornata. Sono soprattutto la stalla e l’aia i punti di riferimento per l’intera comunità. Nelle lunghe serate invernali il recarsi alla stalla diventa un irrinunciabile appuntamento “mondano” anche per le donne, gli uomini e i bambini non residenti in via Madonna Nera. Di giorno, invece, l’aia si anima di tanta gente e principalmente di amici che si sentono legati a Mario, come se fossero membri della stessa famiglia. Tutti sono impegnati nei lavori manuali e insieme provvedono alla trebbiatura e alla pulitura del risone. In questo ambiente, costruito sul duro lavoro della terra e sui sacrifici quotidiani, nell’anno 1914 Mario Maratelli, da un’attenta osservazione, riconosce in una sua risaia una pianta differente dal Chinese Originario, la varietà che coltiva abitualmente. Si tratta di una specie particolare che presenta una quantità di chicchi maggiore e spighe più lunghe; alla vista appare anche di un colore più intenso: sembra più matura delle altre e già pronta per la trebbiatura. Dunque Mario raccoglie la pianticella e ne conserva i semi per l’anno successivo.
Il Maratelli, dopo alcuni anni di coltura su piccoli appezzamenti di risaia, aumenta di semina in semina la superficie destinata a questa “nuova pianta”, fino ad arrivare a coprire interi campi e ad ottenere una produzione che conferma stabilmente le ottime qualità rilevate; effettivamente siamo in presenza di un ibrido naturale STABILE, il quale mantiene costantemente le sue caratteristiche. Fin dall’inizio la nuova varietà si distingue per la precocità della maturazione; questo comporta la possibilità di raccoglierla in anticipo e concede il privilegio di renderla disponibile prima sul mercato, per poter arrivare presto nelle cucine, dove è già molto richiesta. In effetti, nella preparazione delle ricette piemontesi classiche come la panissa, i risotti e le minestre di riso in brodo, i chicchi recentemente scoperti si dimostravano gustosi e di qualità, tenendo molto bene la cottura e legandosi alla perfezione con tutti gli ingredienti dei piatti.
Visti i crescenti risultati, anche gli altri risicoltori di Asigliano si decidono a sperimentare la nuova coltivazione, ottenendo piena soddisfazione. In seguito, grazie al clima e ai terreni ottimali della Pianura Vercellese, la diffusione del nuovo riso aumenta anno dopo anno, al punto che ormai è necessario dargli un nome e attribuirgli una precisa identità: finalmente nel 1921 viene iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà il semifino RISO MARATELLI, che nel 1970 arriva ad occupare l’8 % delle risaie italiane coltivate e risulta una delle varietà più apprezzate anche in Lombardia e in Svizzera. Purtroppo negli anni Settanta la storia del riso Maratelli muta drasticamente.
L’uso sempre più massiccio dei diserbanti chimici non è tollerato dalla pianta, che fino a quel momento aveva subito la monda a mano, inoltre la coltivazione tradizionale viene rimpiazzata dalle più veloci ed economiche tecniche meccaniche le quali, tuttavia, evidenziano i limiti naturali della qualità Maratelli e ne causano l’impoverimento. Nei primi anni Ottanta questo riso scompare, non essendo più “al passo” con i tempi. Nel secondo millennio solo la nostalgia e la voglia di mantenere vive le tradizioni spingono un risicoltore a coltivarlo ancora. Recentemente nuovi studi ed esperimenti stanno impiegando il riso Maratelli in campo biologico. La riscoperta dei prodotti naturali e la ricerca della qualità potrebbero riscrivere un’altra bella pagina di storia relativa a questa straordinaria varietà, facendola rivivere, da protagonista, nelle ricette moderne, cucinate dalle massaie più esigenti.